{"url":"https://www.zooplus.it/magazine/gatto/salute-e-cura-del-gatto/lepilessia-nel-gatto","title":"L’epilessia nel gatto","mag_id":299834,"is_single":true,"cat_name":"Gatto","sub_cat_id":993,"sub_cat_name":"Salute e cura del gatto","cat_id":542}
Dopo l’attacco epilettico il gatto ha estremo bisogno di tranquillità.
Una delle situazioni più spaventose che chi vive con un gatto possa trovarsi ad affrontare è la crisi epilettica del proprio micio: improvvisamente il nostro amico di zampa giace a terra, in preda alle convulsioni, e noi ci sentiamo completamente impotenti. Scopriamo insieme come si può gestire al meglio l’epilessia nel gatto.
Sono 3 le sostanze che controllano l’attività cerebrale dei nostri aMici. Il glutammato e l’acido aspartico stimolano le cellule nervose, mentre l’acido gamma-aminobutirrico inibisce i neuroni. Quando c’è uno squilibrio tra eccitazione e inibizione, la conseguenza purtroppo è una crisi epilettica.
Una crisi epilettica si sviluppa in 4 fasi, che differiscono notevolmente nei loro sintomi:
Fase prodromica:nelle ore e nei giorni prima dell’attacco epilettico il gatto diventa estremamente irrequieto.
Aura o fase pre ictale:in questa fase molti gatti manifestano un aumentato bisogno di vicinanza con il loro umano, mentre altri si comportano in modo strano, più timidi o aggressivi del solito.
Ictus:l’attacco epilettico vero e proprio, nelle sue manifestazioni visibili.
Fase post ictale: è il periodo di recupero, durante il quale il gatto i gatti è esausto e dorme per molte ore di fila.
Se si verificano 2 crisi epilettiche a distanza di 24 ore, si parla di epilessia.
I sintomi: come si manifesta l’epilessia nel gatto?
Nell’ictus e spesso anche nelle altre fasi dell’episodio epilettico, si notano i seguenti segnali:
Cadute improvvise e spasmi tonici (muscoli contratti) e clonici (contrazioni muscolari intermittenti)
Estensione degli arti
incoscienza
Minzione e defecazione involontarie
Allucinazioni (indicate da un aumento dei miagolii, dal mordersi la coda o dal correre senza meta)
Movimenti di masticazione e aumento della produzione di saliva
Cambiamenti a livello caratteriale
Va detto che le crisi epilettiche non sono tutte uguali. Inoltre si distinguono 2 diverse forme di crisi epilettica nei gatti:
Epilessia a grappolo
Quando si verificano 2 o più crisi epilettiche nelle 24 ore il medico parla di epilessia grappolo o in serie. In questo caso è fondamentale portare il gatto nel più vicino ambulatorio medico veterinario. Sfortunatamente, la crisi a grappolo spesso si trasforma in uno stato epilettico conclamato, vale a dire nella malattia, che è una condizione pericolosa per la vita stessa del gatto.
Stato epilettico
Lo stato epilettico è una crisi epilettica nella quale il gatto perde conoscenza per più di 5 minuti. Come accennato in precedenza, se il pelosetto non riprende conoscenza, tra una crisi e la successiva, l’episodio epilettico seriale può diventare uno stato epilettico vero e proprio. Per questo motivo, anche lo stato epilettico è un’emergenza.
Le cause dell’epilessia: perché il gatto si ammala?
I veterinari distinguono tra la forma congenita o idiopatica dell’epilessia e l’epilessia secondaria o acquisita. Contrariamente ai cani, la forma congenita è piuttosto rara, tra i nostri aMici. L’epilessia secondaria, invece, è molto più comune.
L’epilessia acquisita si verifica a causa di insufficiente apporto di ossigeno oppure come conseguenza di danni a carico del tessuto nervoso. La causa può risiedere, ad esempio, in una o più infezioni batteriche o virali le quali hanno determinato un’infiammazione del cervello (encefalite) o una meningite.
Tuttavia, l’epilessia secondaria nei gatti è causata molto più frequentemente da malattie tumorali o lesioni.
Visto che le convulsioni non sempre hanno origine nel cervello, se la causa delle convulsioni nel gatto si trova al di fuori del cervello, si parla appunto di epilessia extracerebrale.
Le possibili cause includono malattie come l’insufficienza renale, patologie a carico del fegato, il diabete mellito o ipertiroidismo. Anche l’avvelenamento, ad esempio quello da farmaci, scatena spesso le convulsioni. Così come le carenze vitaminiche e nutrizionali (soprattutto la carenza di vitamina B1), che di solito causano l’epilessia extracerebrale.
Come si arriva alla diagnosi di epilessia nel gatto?
Se il tuo gatto ha avuto una crisi epilettica, va portato rapidamente dal veterinario ma MAI mentre sta ancora avendo l’attacco. Occorre attendere che si sia ristabilito un minimo. Unica eccezione: le crisi epilettiche seriali o stato epilettico.
Durante il colloquio con te (detto “anamnesi”), il veterinario raccoglie tutte le informazioni più importanti ed esclude alcune possibili cause. In particolare ti chiederà informazioni in merito alla dieta, allo stiledi vita e alla provenienza del tuo amico felino.
Dopo l’esame clinico generale, imposterà alcune misure diagnostiche. Ad esempio, tramite l’esame del sangue il medico può individuare una causa al di fuori del cervello del tuo micio. Per rilevare infezioni batteriche o virali, malattie metaboliche e infiammazioni, infatti, di solito si fanno prelievi di sangue e liquido cerebrospinale.
Inoltre, sono raccomandate le procedure di imaging come i raggi X, la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica, le quali servono per escludere lesioni interne, malformazioni o tumori.
Le terapie: come si cura l’epilessia
In linea generale, purtroppo l’epilessia è una malattia incurabile. Per questa ragione sono fondamentali i controlli rigorosi e una collaborazione efficace con il veterinario di riferimento. In sostanza, la terapia mira a far sì che il gatto non abbia più crisi epilettiche o ne abbia il meno possibile.
La forma di terapia dipende sempre dalla causa. Ad esempio, l’epilessia primaria viene solitamente trattata con farmaci per tutta la vita del micio (di solito fenobarbital).
Se al contrario si tratta della forma secondaria di epilessia, la sola possibilità è quella di trattare la condizione sottostante. Ad esempio, le infezioni batteriche vanno trattate con un antibiotico specifico. Se il gatto soffre di un tumore, invece, saranno necessarie misure chirurgiche, radioterapia o chemioterapia, e così via.
Cosa posso fare se il mio gatto ha un attacco epilettico?
Per quanto sconvolgente possa essere per te vedere il tuo peloso in preda alle convulsioni, cerca di restare calmo. Tieni anche presente che sussiste un certo pericolo, nello stare troppo vicino ad un gatto in preda alle convulsioni: in quei momenti, infatti, il poverino non ha alcun controllo sui denti o sui suoi artigli.
Il modo migliore per aiutarlo è documentare la crisi con un video, se riesci. In questo modo, aiuti anche il veterinario ad avere molte più informazioni sul tipo e sulla durata dell’attacco epilettico.
Se il tuo gatto ha una storia di crisi epilettiche, il tuo veterinario potrebbe averti consegnarti dei farmaci di emergenza. Ad esempio, il diazepam per via rettale.
La prognosi: il mio gatto può guarire dall’epilessia?
Purtroppo non esiste una cura per l’epilessia nel gatto. Tuttavia, nel caso dell’epilessia primaria, l’assunzione a vita dei giusti farmaci migliora le condizioni del gatto, offrendogli un’esistenza più dignitosa. La somministrazione regolare e corretta dei farmaci è quindi un prerequisito importante.
Se invece si tratta di epilessia secondaria, la prognosi dipende da quanto bene può essere trattata la malattia sottostante. Ad esempio, tumori o lesioni aggressive peggiorano significativamente la prognosi.
La profilassi: si può prevenire l’epilessia felina?
Sfortunatamente non è possibile prevenire l’epilessia nel gatto. Tuttavia, ci sono alcune cose che puoi fare per ridurre al minimo questo rischio:
quando adotti un gattino, assicurati sempre che i genitori siano in salute
tieni fuori dalla portata dei tuoi aMici tutti i farmaci di casa
la salute del tuo micio dipende molto anche da cosa mangia: una dieta equilibrata, a base di alimenti e crocchette per gatti di qualità, è in grado di coprire il suo fabbisogno di vitamine e nutrienti.
Scheda dell’epilessia nel gatto
Definizione:
evento clinico non troppo infrequente (ne soffre il 3,5% dei gatti) che si manifesta con una o più crisi convulsive nelle quali il gatto ha una evidente perdita di conoscenza.
Sintomi iniziali:
Cadute improvvise e spasmi tonici (muscoli contratti) e clonici (contrazioni muscolari intermittenti)
Estensione degli arti
incoscienza
Minzione e defecazione involontarie
Allucinazioni (indicate da un aumento dei miagolii, dal mordersi la coda o dal correre senza meta)
Movimenti di masticazione e aumento della produzione di saliva
Cambiamenti a livello caratteriale
Epilessia a grappolo:
quando si verificano 2 o più crisi epilettiche nelle 24 ore
Stato epilettico:
crisi epilettica nella quale il gatto perde conoscenza per più di 15 minuti
Cause:
insufficiente apporto di ossigeno, danni a carico del tessuto nervoso, malattie tumorali o lesioni, insufficienza renale, diabete, ipertiroidismo, avvelenamento.
Strumenti diagnostici:
esami del sangue, raggi x, tomografia computerizzata, risonanza magnetica
Intervento chirurgico:
no
Terapie:
la malattia in sé è purtroppo incurabile. L‘epilessia primaria viene trattata con farmaci per tutta la vita (di solito fenobarbital), quella secondaria si tratta curando la patologia sottostante.
Vaccinazione:
no
Conseguenze e prognosi:
non essendo curabile, si può incidere solo sulla qualità di vita del gatto malato. La somministrazione corretta e regolare dei farmaci migliora significativamente la prognosi.
Prevenzione:
Dieta equilibrata e completa
Farmaci e sostanze velenose sempre sotto controllo
Test dei genitori (da parte dell’allevatore)
Questo articolo di zooplus Magazine è puramente informativo. Se il tuo animale presenta malessere e fastidi, contatta il tuo veterinario per diagnosi e cure.
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Franziska G., Veterinario
Mi sono laureata in Medicina Veterinaria all’Università Justus-Liebig di Gießen, in Germania, e ho maturato una vasta esperienza in diversi ambiti quali la medicina clinica per piccoli animali, la pratica veterinaria per animali di grossa taglia e per animali esotici, approfondendo le mie conoscenze in fatto di farmacologia, patologia e igiene alimentare. Da allora svolgo attività come autrice non solo di testi di argomento veterinario ma anche in quello che è l’ambito della mia dissertazione scientifica. Il mio obiettivo è quello di riuscire a proteggere meglio gli animali dagli agenti patogeni di tipo batterico. Oltre alle mie conoscenze mediche, mi piace condividere la mia felice esperienza di proprietaria di un cane: in questo modo posso comprendere da vicino e allo stesso tempo fare chiarezza sulle principali problematiche che riguardano la salute degli animali.
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