{"url":"https://www.zooplus.it/magazine/gatto/salute-e-cura-del-gatto/la-clamidia-nel-gatto","title":"La clamidia nel gatto","mag_id":318753,"is_single":true,"cat_name":"Gatto","sub_cat_id":993,"sub_cat_name":"Salute e cura del gatto","cat_id":542}
La clamidiosi nel gatto è causata dal batterio Chlamydophila felis. Questo agente patogeno provoca generalmente una congiuntivite cronica con secrezione oculare acquosa o mucosa. In combinazione con altri agenti patogeni virali o batterici, la clamidia è anche una delle cause dell’influenza felina i cui sintomi, oltre alla congiuntivite, sono tosse, febbre e starnuti. Poiché il batterio ha un potenziale zoonotico, anche noi umani possiamo ammalarci di clamidiosi.
La Chlamydophila felis è un batterio intracellulare obbligato. Ciò significa che il batterio dipende dalle cellule ospiti del micio. Al di fuori di queste cellule ospiti può sopravvivere solo per un breve periodo. Di norma, le cellule ospiti sono le cosiddette cellule epiteliali, cioè il tessuto di rivestimento della congiuntiva palpebrale. Una caratteristica particolare della Chlamydophila felis è anche il ciclo di sviluppo in due stadi, caratterizzato da due forme morfologiche:
Corpi elementari: questa forma si trova all’esterno delle cellule epiteliali, non ha un metabolismo attivo e rappresenta lo stadio infettivo. Durante la fagocitosi i corpi elementari vengono assorbiti dalle cellule epiteliali e si sviluppano successivamente nei corpi reticolari.
Corpi reticolari: Questa forma ha un metabolismo attivo e può moltiplicarsi all’interno delle cellule epiteliali. Una volta sviluppatisi completamente, i corpi reticolari ritornano nuovamente alla forma di corpi elementari e vengono rilasciati dalle cellule epiteliali per esocitosi o per dissoluzione delle cellule (lisi).
Come si trasmette la clamidia nel gatto?
L’infezione da Chlamydophila felis avviene per contatto diretto con secrezioni oculari infette o per contatto indiretto con secrezioni delle vie respiratorie. Ad esempio, i gatti possono infettarsi a vicenda attraverso le goccioline.
Tuttavia, in alcuni casi è stata osservata una trasmissione dell’infezione dall’uomo al gatto e viceversa. I gatti infetti possono espellere gli stadi infettivi (corpi elementari) fino ad un periodo di 60 giorni. Ma poiché questi non possono sopravvivere a lungo al di fuori delle cellule epiteliali, i corpi elementari muoiono nell’ambiente in breve tempo. Nei luoghi in cui sono presenti molti gatti, tuttavia, si verificano spesso casi ricorrenti di clamidia, ad esempio nei gattili o negli allevamenti felini.
In alcuni gatti è stata addirittura dimostrata la persistenza degli agenti infettivi. Ciò significa che i batteri possono nascondersi nell’organismo del micio per un periodo molto lungo. Durante questa persistenza non si manifesta alcun sintomo. Tuttavia, se il sistema immunitario è indebolito da situazioni di stress o paura, da altre infezioni (ad esempio AIDS felina o leucemia felina) o da malattie sottostanti, i batteri possono riattivarsi e dare origine a segni clinici.
Quali sono i sintomi della clamidia nel gatto?
Un segno tipico di clamidiosi è una congiuntivite unilaterale o bilaterale cronica. Questa si manifesta come un arrossamento, talvolta accompagnato da gonfiore della congiuntiva e da secrezione oculare. Quest’ultima può essere acquosa o mucosa e, nel caso di infezioni batteriche secondarie, anche purulenta. Infezioni particolarmente gravi e non trattate possono portare anche a gravi danni agli occhi e cecità.
La Chlamydophila felis è anche una delle cause dell’influenza felina, che è provocata anche da agenti patogeni virali come l’herpesvirus felino 1 (FHV-1), i calicivirus felini, i reovirus e i virus parainfluenzali, nonché da altri agenti patogeni batterici come il micoplasma o la bordetella. L’influenza felina può essere riconosciuta dai seguenti sintomi:
stato generale di debolezza che può essere accompagnato da febbre
infiammazione delle membrane mucose della bocca e conseguente dolore
scarso appetito e perdita di peso.
l’indebolimento del sistema immunitario comporta un maggior rischio di ulteriori infezioni (ad esempio leucemia felina e AIDS felino).
Come si riconosce la clamidia nel micio?
Non è raro che i gatti soffrano di congiuntivite. Oltre alla clamidia, questo disturbo può avere anche altre cause, ad esempio correnti d’aria, fumo o piccole ferite. Se la congiuntivite non guarisce o si ripresenta, ti consigliamo, per proteggere la salute degli occhi del tuo pelosetto, di farlo visitare da unveterinario.
Prima di eseguire alcuni esami, il veterinario ti chiederà delle informazioni importanti sul tuo amico di zampa (anamnesi), come lo stato vaccinale o il modo in cui viene allevato e nutrito. Se, ad esempio, il tuo tigrotto domestico non ha una protezione vaccinale sufficiente, sono indicate le seguenti misure diagnostiche:
La clamidia può essere individuata in laboratorio mediante un tampone dalla congiuntiva. A tale scopo si utilizza una speciale colorazione (colorazione di Giemsa) o si ricorre a procedure di biologia molecolare (ad esempio la reazione a catena della polimerasi, PCR). Inoltre, è possibile misurare il livello di anticorpi nel sangue (titolo anticorpale) attraverso un prelievo di sangue. Tuttavia, questo metodo funziona solo se il micio non è stato preventivamente vaccinato contro la clamidia. Per essere sicuri del risultato del test, si raccomanda di controllare il titolo degli anticorpi più volte.
Se si sospetta la presenza di un’infezione da altri agenti patogeni dell’influenza felina, anche questi possono essere individuati in laboratorio utilizzando diverse procedure colturali e metodi di biologia molecolare. Poiché molti studi veterinari non sono specializzati in queste procedure diagnostiche di laboratorio, nella maggior parte dei casi sono necessari da 1 a 3 giorni per la diagnosi finale.
Come si cura la clamidiosi?
Sebbene la loro vita intracellulare somigli molto a quella dei virus, le clamidie possono essere trattate con agenti antibatterici. Si possono somministrare pomate oculari antibiotiche (ad esempio, tetraciclina) o, nei casi più gravi, antibiotici sistemici sotto forma di compresse. Anche le pomate oculari a base di cortisone contrastano la congiuntivite, ma sono controindicate in caso di ulcera corneale (frequentemente osservata nelle infezioni da herpes virus felino 1).
Qual è la prognosi?
In generale, un’infezione da clamidia nel gatto è facilmente curabile con i farmaci. Tuttavia, è importante consultare tempestivamente un veterinario per evitare possibili danni agli occhi e il contagio dell’infezione ad altri gatti. Bisogna inoltre considerare che questo batterio ha un potenziale zoonotico, cioè può essere trasmesso anche agli umani. Le persone immunocompromesse, le donne in gravidanza e i bambini devono quindi prestare particolare attenzione quando hanno a che fare con dei pelosetti affetti da clamidia.
Si può prevenire la clamidia nel gatto?
In Italia i gatti possono essere vaccinati contro la clamidia. Tuttavia, questo tipo di vaccino previene solo il quadro clinico, non l’infezione stessa. Per questo motivo è particolarmente importante far curare un’infezione da clamidia nel gatto e, contemporaneamente, rispettare le misure igieniche.
Questo articolo di zooplus Magazine è puramente informativo. Se il tuo animale presenta malessere e fastidi, contatta il tuo veterinario per diagnosi e cure.
Scheda della clamidia nel gatto
Definizione:
infezione causata dal Chlamydophila felis, un batterio intracellulare obbligato
Sintomi:
congiuntivite unilaterale o bilaterale cronica arrossamento, gonfiore e secrezione mucosa. Essendo una delle cause dell’influenza felina, possono manifestarsi anche sintomi tipici di questa patologia, come tosse felina e starnuti, debolezza, febbre, infiammazione delle membrane mucose della bocca, scarso appetito e perdita di peso
Modalità di trasmissione:
– contatto diretto con secrezioni oculari infette – contatto indiretto con secrezioni delle vie respiratorie
Strumenti diagnostici:
visita medica, tampone della congiuntiva con colorazione di Giemsa,procedure di biologia molecolare, misurazione del titolo anticorpale
Intervento chirurgico:
no
Terapie:
trattamento farmacologico con agenti antibatterici: pomate oculari antibiotiche (ad esempio, tetraciclina), antibiotici sistemici sotto forma di compresse, pomate oculari a base di cortisone (controindicate in caso di ulcera corneale)
Vaccinazione:
sì, ma il vaccino protegge solo dai segni clinici, non dalla infezione e dalla possibilità di trasmetterla
Prognosi:
in generale facilmente curabile con i farmaci
Prevenzione:
rispetto delle misure igieniche
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Franziska G., Veterinario
Mi sono laureata in Medicina Veterinaria all’Università Justus-Liebig di Gießen, in Germania, e ho maturato una vasta esperienza in diversi ambiti quali la medicina clinica per piccoli animali, la pratica veterinaria per animali di grossa taglia e per animali esotici, approfondendo le mie conoscenze in fatto di farmacologia, patologia e igiene alimentare. Da allora svolgo attività come autrice non solo di testi di argomento veterinario ma anche in quello che è l’ambito della mia dissertazione scientifica. Il mio obiettivo è quello di riuscire a proteggere meglio gli animali dagli agenti patogeni di tipo batterico. Oltre alle mie conoscenze mediche, mi piace condividere la mia felice esperienza di proprietaria di un cane: in questo modo posso comprendere da vicino e allo stesso tempo fare chiarezza sulle principali problematiche che riguardano la salute degli animali.
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