{"url":"https://www.zooplus.it/magazine/gatto/salute-e-cura-del-gatto/il-tartaro-nel-gatto","title":"Il tartaro nel gatto","mag_id":294675,"is_single":true,"cat_name":"Gatto","sub_cat_id":993,"sub_cat_name":"Salute e cura del gatto","cat_id":542}
A soffrire maggiormente di questo problema dentale sono soprattutto i gatti anziani. Il tartaro si presenta come un deposito calcificato di colore giallo-marrone sulla superficie dei denti. È causato da un accumulo di placca dentale, un sottile strato di muco composto da particelle di cibo come proteine o polisaccaridi e da batteri (ad esempio funghi) che, a differenza del tartaro, ha ancora una consistenza morbida. Nel gatto il tartaro può essere causato da infiammazioni della bocca, come la gengivite o la parodontite. A causa di infezioni batteriche, il tartaro provoca a sua volta ulteriori infiammazioni.
Il tartaro si manifesta prevalentemente neigattiadulti. Si riconosce dai tipici depositi di colore giallo o marroncino sulla superficie dei denti. Ad essere colpita per prima, di solito, è la superficie esterna posteriore dei molari, ma anche i denti anteriori possono esserne gradualmente affetti.
Il tartaro è un accumulo di placca dentale, che ha una struttura simile ad una pellicola e si deposita sulla superficie dei denti. Si forma a causa dell’accumulo di piccole particelle di cibo, batteri e funghi. I sali di calcio presenti nella saliva causano la mineralizzazione della placca dentale, dando origine al tartaro.
Anche le seguenti patologie causano la formazione di tartaro nel gatto:
Parodontite (infiammazione del parodonto)
Gengivite (infiammazione delle gengive)
Stomatite linfoplasmacellulare (infiammazione della mucosa della bocca) o gengivostomatite cronica felina (FCGS): la causa di questa malattia non è ancora nota. Tuttavia, lo stress, la placca e gli agenti infettivi, come il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) o il virus della leucemia felina (FeLV), sono fattori importanti nel suo sviluppo. La stomatite porta alla formazione di escrescenze infiammatorie della mucosa orale, alcune delle quali presentano piccole vescicole sulla superficie.
Il tartaro nel gatto: quali sintomi possono manifestarsi?
La scomposizione dei carboidrati, cioè degli zuccheri, ha come conseguenza la formazione di acido lattico che, a sua volta, causa l’erosione delle gengive circostanti. Vengono danneggiate anche altre strutture, come lo smalto o il legamento parodontale. Quest’ultimo è una parte importante dell’apparato di sostegno del dente, in quanto circonda la radice del dente. Ciò può provocare malattie parodontali, come l’infiammazione del parodonto (parodontite) o delle gengive (gengivite).
Oltre ai depositi di colore giallo o marroncino, dunque, possono comparire anche altri sintomi, quali:
Alito cattivo e condizioni trascurate
Sanguinamento e arretramento delle gengive
Danni al parodonto e alle altre strutture circostanti: allentamento dei denti (fino a causarne la perdita) ed eventuale degenerazione dell’osso mascellare.
Infiammazioni e dolori alla bocca
Masticazione ridotta o alterata e perdita di peso
Stomatite linfoplasmacellulare o gengivostomatite cronica felina (FCGS): gonfiore dei linfonodi e della mucosa orale con infiammazioni simili a vescicole.
Penetrazione di batteri nelle tasche gengivali: possibile infiammazione e ascesso in altri organi, come i reni.
La diagnosi
Generalmente, puoi notare facilmente il tartaro nel tuo micio per via dei depositi marroncini sui suoi denti. In una fase iniziale non richiede un trattamento immediato da parte del veterinario. Tuttavia, se i depositi si accumulano rapidamente e provocano un’infiammazione, ti raccomandiamo di sottoporlo ad una visita veterinaria.
Esaminando la bocca del tuo pelosetto, il veterinario può spesso valutare a prima vista l’entità del problema e altri sintomi. Poiché il tartaro e le infiammazioni orali gravi (ad esempio la stomatite linfoplasmacellulare) sono associati a determinate malattie infettive, è opportuno esaminare anche il sangue. Grazie a speciali esami ematici, è possibile diagnosticare e, se possibile, trattare importanti agenti infettivi.
Per escludere eventuali danni alle strutture ossee si raccomanda anche un esame radiologico della testa. In questo modo, la mascella e i denti possono essere controllati con maggiore precisione per verificare la presenza di alterazioni strutturali e infiammatorie.
Il trattamento del tartaro nel gatto
Quando l’estensione del tartaro è già molto grave e il veterinario non riesce a rimuovere i depositi con le dita, è opportuno eseguire un intervento di rimozione del tartaro (la cosiddetta “ablazione del tartaro”) sotto anestesia. Il trattamento prevede le seguenti procedure:
Per l’anestesia è importante che il tuo gatto sia a digiuno. Questo significa che non dovrebbe aver assunto nessun alimento durante almeno 6 ore prima dell’anestesia.
Il veterinario rimuove una parte del tartaro con le dita o, se necessario, con delle pinze.
Con l’ausilio di speciali apparecchiature a ultrasuoni (ablatori), la placca e il tartaro residui vengono rimossi a fondo dal dente e dal solco gengivale grazie ad un sistema di vibrazioni. I denti e le gengive vengono puliti mediante risciacquo e i detriti vengono rimossi dalla cavità orale con acqua e un aspiratore.
Dopo la rimozione del tartaro, i denti vengono lucidati per prevenire una nuova formazione di placca e tartaro.
In alcuni casi è necessaria la rimozione (estrazione) dei denti gravemente danneggiati.
Possono essere utiliizzati farmaci antinfiammatori e antidolorifici.
Qual è la prognosi?
Non sempre un’infezione da tartaro richiede una pulizia professionale o l’estrazione dei denti. Tuttavia, nel caso in cui quest’ultima si renda necessaria, la normale assunzione di alimenti da parte del gatto non viene, di solito, particolarmente compromessa.
Come posso prevenire la formazione del tartaro nel mio gatto?
Il tartaro è molto comune nei gatti anziani ed è difficile prevenirne la formazione. Ciononostante, possiamo darti alcuni consigli su come evitare che il tartaro si formi troppo rapidamente e faccia ammalare il tuo amico di zampa:
Sottoponi regolarmente il tuo gatto a visite veterinarie che includano anche il controllo della sua salute dentale
Pulendo regolarmente i denti del tuo micio con l’utilizzo di dentifrici e spazzolini speciali per pet puoi prevenire la formazione di placca e tartaro.
il tartaro nel gatto è un deposito calcificato di colore giallo-marrone sulla superficie dei denti del gatto.
Sintomi:
Alito cattivo
Sanguinamento e arretramento delle gengive
Danni al parodonto e alle altre strutture circostanti:
Infiammazioni e dolori alla bocca
Masticazione ridotta o alterata e perdita di peso
Stomatite linfoplasmacellulare o gengivostomatite cronica felina (FCGS)
Penetrazione di batteri nelle tasche gengivali
Cause:
Parodontite(infiammazione del parodonto)
Gengivite (infiammazione delle gengive)
Stomatite linfoplasmacellulare(infiammazione della mucosa della bocca) o gengivostomatite cronica felina
Strumenti diagnostici:
visita e ispezione del cavo orale, esame radiologico (raggi X alla testa)
Intervento chirurgico:
sì, in gergo tecnico si chiama “ablazione del tartaro”
Terapie:
Il veterinario rimuove una parte del tartaro con le dita e con le pinze. Se necessario ricorre all’ablazione utilizzando gli strumenti appositi, sotto anestesia.
Talvolta si ricorre a farmaci antinfiammatori e antidolorifici, oltre all’anestesia necessaria per l’intervento.
Vaccinazione:
no
Prognosi:
buona, soprattutto se tramite l’ablazione del tartaro si scongiura l’estrazione dei denti.
Prevenzione:
Sottoponi regolarmente il tuo gatto a visite veterinarie
Pulisci regolarmente i suoi denti con l’utilizzo di dentifrici e spazzolini specifici
Questo articolo di zooplus Magazine è puramente informativo. Se il tuo animale presenta malessere e fastidi, contatta il tuo veterinario per diagnosi e cure.
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Franziska G., Veterinario
Mi sono laureata in Medicina Veterinaria all’Università Justus-Liebig di Gießen, in Germania, e ho maturato una vasta esperienza in diversi ambiti quali la medicina clinica per piccoli animali, la pratica veterinaria per animali di grossa taglia e per animali esotici, approfondendo le mie conoscenze in fatto di farmacologia, patologia e igiene alimentare. Da allora svolgo attività come autrice non solo di testi di argomento veterinario ma anche in quello che è l’ambito della mia dissertazione scientifica. Il mio obiettivo è quello di riuscire a proteggere meglio gli animali dagli agenti patogeni di tipo batterico. Oltre alle mie conoscenze mediche, mi piace condividere la mia felice esperienza di proprietaria di un cane: in questo modo posso comprendere da vicino e allo stesso tempo fare chiarezza sulle principali problematiche che riguardano la salute degli animali.
Come è noto, non è difficile calcolare l’età di un cane: un anno di un cane equivale all’incirca a sette anni di una persona, fermo restando che hanno una certa incidenza anche la razza e il peso del cane. Ma come si fa a calcolare l’età di un gatto? E soprattutto quanto a lungo vivono i gatti? Da che età un gatto può essere considerano anziano?
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Ci sono ben poche cose al mondo più tenere di una cucciolata di gattini. Purtroppo però è raro che tutti quei dolci micetti trovino una casa accogliente in cui vivere. Se i gatti sono lasciati liberi di riprodursi, quasi certamente si mettono al mondo tante vite misere e infelici.