Cosa fare quando muore il gatto

Scritto da Emmi Hauser
morte gatto

La morte del gatto è un vero e proprio lutto che non va sottovalutato.

È l’ultima cosa a cui vogliamo pensare, ma al tempo stesso è un momento che sappiamo di dover affrontare, prima o poi: per questo è importante aver deciso in anticipo cosa fare quando muore il gatto. Ci sono diversi passaggi burocratici e formalità che non potremo ignorare, e la cosa migliore è arrivarci preparati sul piano pratico, per poter gestire la perdita senza ulteriori stress.

Noi e i nostri aMici: un rapporto del tutto speciale

Come sa bene chi vive con un gatto, la relazione che si stabilisce con queste creature speciali è sempre unica e irripetibile, perché si basa sull’imprevedibile mix che si viene a creare tra queste esseri un po’ misteriosi e il loro umano.

Il rapporto che si crea dipende moltissimo non solo dal nostro carattere e dalla nostra disponibilità ma anche dal temperamento e dalle esigenze del nostro amico di zampa. E questo perché non soltanto ogni gatto è diverso, per carattere e preferenze, ma ognuno di loro si rapporta in maniera del tutto speciale con le persone che lo avvicinano.

Al di là della razza felina a cui appartengono e della storia che hanno vissuto prima di incontrarci, i gatti tendono a prendere dal loro umano quello di cui hanno bisogno, coccole o cibo che sia, e a dare liberamente quello che sentono, contribuendo con la loro personalità a creare un legame speciale e diverso con ciascuno di noi.

Chiunque viva con più di un micio lo può confermare: il rapporto che si ha con ciascun gatto è molto diverso. I nostri amici felini non sono animali da branco e non rinunciano alla loro autonomia. Sono in grado di affezionarsi moltissimo ai loro umani, ma conservano sempre una specie di “spazio privato”, nella loro vita, che è necessario rispettare. Per questo a volte le persone preferiscono prendersene cura senza portarli a casa con loro.

Gatto indoor e gatto libero: c’è differenza, a livello di normative?

Soprattutto se hai un giardino o vivi in campagna, potresti aver adottato un micio che vive in una situazione di semi-randagismo, oppure che è semi-addomesticato. Significa che gli dai da mangiare, gli offri un riparo quando fa molto freddo oppure piove, te ne prendi cura se vedi che non sta bene, gli hai perfino dato un nome che lui riconosce, ma lasci che continui a vivere libero, perché lui preferisce così e perché tu vuoi rispettare questa sua autonomia.

Il gatto domestico fuori casa, che a noi piace chiamare anche “spirito libero”, è lo stesso “il tuo gatto”? Quando muore un micio di cui tu ti sei sempre preso cura con amore ma che non viveva in casa con te, insomma, devi pensare tu a gestire i suoi resti? Cerchiamo di fare chiarezza.

Cosa fare dopo la morte del gatto: a chi rivolgersi

In generale, il soggetto che ha il compito di gestire le spoglie dei nostri amici di zampa sono le aziende sanitarie regionali. Per questo motivo, ti consigliamo di procurarti sin da ora il numero che dovrai chiamare, nel caso in cui il tuo micio dovesse spegnersi tra le mura di casa.

Anche nel caso di dubbi o domande, vale la pena informarti per tempo chiamando direttamente il Servizio di medicina veterinaria dell’azienda sanitaria della tua Regione. Dando un’occhiata in rete non ti sarà difficile trovare i numeri di riferimento a cui rivolgerti per ricevere informazioni più dettagliate, anche perché, essendo recepita a livello regionale, ci sono alcune differenze da Regione a Regione.

Qualunque pratica tu debba fare dopo la morte del tuo animale d’affezione, cremazione o sepoltura che sia, avrai sempre bisogno del certificato di morte redatto da un veterinario, senza il quale non puoi legalmente procedere.

Anagrafe felina e microchip: perché con i gatti non è come con i cani?

A differenza di quanto accade con i loro cuginetti cani, però, chi decide di adottare un gatto non deve necessariamente sbrigare tutta una serie di procedure che, a livello burocratico, in qualche modo ufficializzano l’adozione del cane ma non quella del gatto.

Stiamo parlando prima di tutto dell’anagrafe: mentre con i cani l’iscrizione all’anagrafe canina della Regione di appartenenza è obbligatoria, lo stesso non può dirsi a proposito dell’iscrizione all’anagrafe felina, un passaggio che, per quanto consigliato dalla stessa AIMV (Associazione Italiana Medici Veterinari), resta volontario e quindi non obbligatorio.

Si tratta di una banca dati che registra i gatti dotati di microchip, abbinandoli ai loro umani. L’iscrizione viene effettuata direttamente dal veterinario, cosa che nel caso dei cani è ancora un’eccezione: di solito, infatti, con i cani occorre recarsi personalmente negli uffici dell’azienda sanitaria locale, per poter registrare il proprio cane presso l’anagrafe canina.

Ecco quindi che si arriva al secondo aspetto che differenzia cani e gatti, a livello di normative: con i gatti il microchip non è obbligatorio. Ovviamente senza questo piccolo dispositivo inserito sotto la pelle dei nostri amici animali non è possibile registrarli presso un’anagrafe perché non si avrebbe modo di identificarli.

Essenzialmente, quando muore un gatto domestico non è necessario cancellarlo dall’anagrafe felina e quindi non occorre portare alla ASL il certificato di morte redatto dal veterinario.

Se quando si adotta un cane, da canile o da allevamento che sia, il microchip è assolutamente obbligatorio e non è possibile formalizzare l’adozione senza registrare il numero di microchip sul certificato di proprietà, con i gatti questo non avviene e quindi anche le procedure da seguire dopo la loro morte sono un po’ diverse, più snelle.

Ci sono cose “da fare” e cose che “non si possono fare”?

Senza girarci attorno, la risposta è “sì”: anche se può sembrarti ingiusto e persino brutale, quando muore il tuo gatto non sei libero di comportarti come credi. Ci sono norme da conoscere e precise regole da rispettare.

Se il tuo gatto muore dopo una malattia, per cui al momento del decesso si trovava in un ambulatorio medico, di solito è il veterinario ad occuparsi di gestire le spoglie del tuo adorato amico di zampa. Ha bisogno del tuo consenso scritto ma, dopo averne dichiarato il decesso, il veterinario è autorizzato a smaltire il corpo come previsto dalle normative regionali.

A livello europeo, infatti, ogni Paese ha fatto proprie le norme inserite nel Regolamento (CE) n.1069/2009. Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo tradotto quelle indicazioni in un decreto legislativo che stabilisce le modalità di gestione e smaltimento anche dei resti degli animali da compagnia, vale a dire degli animali non destinati alla macellazione.

Nel caso in cui non si rispettino queste norme, sono previste sanzioni.

morte gatto è un lutto in famiglia © caterina.trimarchi/stock.adobe.com
Quando arriva il momento di separarci dal nostro gatto, è importante sapere cosa fare

Morte del gatto: le ragioni della burocrazia

Ma perché il decreto legislativo n.186 del 1 ottobre 2012 stabilisce che il corpo del nostro amico di zampa debba venire tracciato, raccolto e trasportato in una maniera specifica? Perché non possiamo semplicemente seppellirlo in giardino, in un prato in campagna o nel parco pubblico, evitando l’odiosa burocrazia?

Le ragioni sono essenzialmente di tipo igienico-sanitario e sono validissime. Quello che spesso si fatica a valutare, in questi casi, è il fatto che un corpo in decomposizione mette a rischio l’ambiente e gli animali che vi vivono, comprese le persone (per via delle falde acquifere).

Per questo, anche se stride con il dolore che si prova quando si deve salutare per l’ultima volta il proprio adorato pelosetto, le regole vanno rispettate: in fondo, è un atto di rispetto per gli altri animali, per l’ambiente e per le altre persone.

Quando il gatto muore in casa

Per quanto la morte del gatto sia un pensiero che giustamente vuoi allontanare il più possibile, è probabile che il tuo desiderio sia che, quando sarà il momento, il tuo micio possa addormentarsi nella sua cuccia preferita o acciambellato sul divano e morire nel sonno, senza accorgersene. Ci auguriamo che questo momento sia ancora lontanissimo e che, quando sarà l’ora, possa avvenire tutto nella maniera più dolce possibile.

Ma cosa si deve fare se il gatto muore in casa? Come abbiamo visto, è importante che la morte venga dichiarata per iscritto da un medico. Quindi la prima cosa da fare è chiamare il tuo veterinario di fiducia oppure portare direttamente l’animale nel suo ambulatorio per farne dichiarare il decesso.

Dopo di che potrai decidere di lasciare lì il corpicino del tuo amico di zampa incaricando il veterinario di occuparsi dello smaltimento, oppure fartene carico tu, scegliendo di farlo cremare o di seppellirlo rivolgendoti ad aziende private.

Questa è la prassi anche se il micio defunto era un “gatto domestico fuori casa”, vale a dire un gatto che avevi adottato senza farlo vivere in casa con te. Chiunque trovi il corpo di un animale morto deve rivolgersi alle forze di Polizia: nel caso del proprio gatto, invece, quello del veterinario è sempre lo step obbligatorio.

Se il gatto muore in ambulatorio

Che sia dopo un intervento chirurgico che purtroppo è andato male, o dopo una serie di terapie mediche che non hanno avuto successo, o ancora che il gatto abbia avuto un incidente e quindi venga portato d’urgenza in un Pronto Soccorso Veterinario, sono purtroppo molti i casi in cui i nostri aMici se ne vanno mentre si trovano in un ambulatorio.

Cosa fare, quindi, se il gatto muore mentre si trova dal veterinario? In quel caso di solito è lo stesso medico che ne dichiara il decesso a prendersi carico della gestione delle spoglie. Avrà bisogno del tuo consenso scritto ma potrà pensare lui a smaltire il corpo del tuo pet e verosimilmente tu non avrai altra incombenza. Ricordati in ogni caso di farti consegnare il certificato di morte, un documento che è sempre bene conservare.

Lo stesso discorso vale nel caso in cui si debba purtroppo ricorrere all’eutanasia del gatto, il quale magari soffre da mesi di una malattia che non gli lascia scampo e ha completamente compromesso la sua qualità di vita.

In quel caso il tuo veterinario potrebbe anche chiederti se vuoi pensare direttamente tu alla cremazione o sepoltura del tuo gatto, o se invece preferisci che ci pensi lui, che è abituato a gestire questi aspetti in maniera professionale e si trova in uno stato emotivo meno scosso del tuo.

Anche da questo punto di vista, più arriverai preparato a questo momento e meno complesso sarà per te trovarti a dover gestire sia gli aspetti pratici sia quelli emotivi del lutto. Ad esempio: esistono alternative alla cremazione comune gestita dal veterinario. Vediamo quali sono.

Cosa puoi fare se decidi di occupartene direttamente?

Se hai deciso che non vuoi lasciare che il veterinario smaltisca le spoglie del tuo micio facendolo cremare, hai davanti essenzialmente due opzioni:

  1. La cremazione individuale: devi contattare un’azienda privata o municipale di onoranze funebri per animali, chiedendo se possono occuparsi della cremazione del tuo pet e consegnarti poi le ceneri. In molte città esiste la cremazione etica, vale a dire operata da aziende convenzionate con il Comune, le quali offrono il servizio a tariffe contenute.
  2. La sepoltura: rispettando determinate regole, è possibile seppellire il proprio animale in un terreno privato o in un cimitero per animali. Più sotto trovi tante informazioni utili in più in merito ai pet cemetry e ai criteri per i quali è ammessa la sepoltura nei terreni privati.

Le aziende private di onoranze funebri per animali

Come forse ti sarà capitato di leggere in rete, esistono aziende private, sparse un po’ su tutto il territorio nazionale, le quali si occupano della cremazione dei nostri amici di zampa e lo fanno ovviamente nel rispetto delle norme vigenti. Si tratta di un servizio privato, a pagamento, che ti consente di riavere le ceneri del tuo micio, di solito conservate all’interno di un’urna cineraria.

Ovviamente, in base al tipo di servizio che richiedi sono previsti costi più o meno elevati. La stessa urna può essere molto costosa o, al contrario, estremamente semplice. Tutto dipende da quello che chiedi.

Ma c’è di più. In molti casi queste aziende possono recarsi a domicilio per ritirare il corpicino del tuo gatto e organizzare una piccola cerimonia funebre nella quale tu e la tua famiglia possiate dire addio al tuo pet circondati dall’affetto e dalla vicinanza degli amici più cari.

Ha senso parlare di “funerale” per un gatto?

È probabile che l’idea del funerale ti lasci perplesso o ti scandalizzi, associata ad un gatto. Ma bisogna riconoscere che chi ha trascorso tanti anni vicino di un animale d’affezione prova un dolore reale, quando deve separarsene per sempre. Si tratta di un lutto vero e proprio: su questo il parere di psicoterapeuti e psichiatri è unanime.

Non è il caso quindi di sottovalutare il dolore che si prova e il senso di vuoto che la perdita di un gatto provoca in chi lo ha amato e si è sentito importante, per il proprio micio, in una relazione che sicuramente è stata affettiva.

Quanto costa far cremare o seppellire il gatto?

Ovviamente a livello di costi esiste una grande varietà e differenza anche a seconda della zona in cui vivi e del servizio che cerchi. È chiaro che la semplice cremazione individuale con riconsegna delle ceneri costa molto meno della cremazione con trasformazione delle ceneri in un monile, ad esempio.

Ma vediamo il tutto più nel dettaglio.

La cosiddetta cremazione etica

È probabile che la società di onoranze funebri che si occupa delle cremazioni per conto del Comune in cui risiedi sia disposta ad occuparsi anche della cremazione del tuo gatto, ovviamente pagando. In media il servizio costa attorno ai 100 euro.

Di solito le ceneri ti vengono riconsegnate all’interno di un’urna standard, che potrai seppellire in un terreno privato o conservare all’interno della tua abitazione.

Urne personalizzate e bijoux con le ceneri

Da diversi anni sul mercato si trovano aziende private che forniscono servizi particolari come la creazione di anelli e di pietre ricavati dalle ceneri del tuo gatto. Ovviamente questo tipo di servizi ha costi specifici, da verificare contattando direttamente una di queste aziende.

A noi piace molto la scelta dell’urna biodegradabile, che può essere seppellita in giardino e si decompone in maniera organica: ci sembra un modo di restituire alla terra il tuo adorato amico di zampa, riconsegnandolo a quella Natura che il suo spirito libero ha amato così tanto, quando era in vita.

Quanto costa far seppellire il gatto in un cimitero?

Quelli che in gergo si chiamano pet cemetry sono di fatto molto simili ai classici cimiteri. Si tratta però di luoghi privati, gestiti da soggetti che hanno ricevuto l’autorizzazione da parte dagli enti pubblici. Per poter effettuare la sepoltura di un animale, è indispensabile avere il certificato del veterinario nel quale sia certificato non solo il decesso del gatto ma anche l’assenza di patologie che ne vieterebbero la sepoltura.

Per il resto, si tratta di scegliere un loculo e sostenerne le spese iniziali, per poi pagare una quota fissa annuale per un periodo che di solito è di 5 anni rinnovabili. Nel nostro Paese non esiste ancora una normativa nazionale, quindi le Regioni si sono mosse autonomamente, realizzando cimiteri o autorizzandone di privati.

I costi della sepoltura nei pet cemetry italiani variano molto: si parte dai 250 euro e si arriva facilmente a 700-800 euro per una tomba vera e propria.

I cimiteri per animali d’Italia: sono pubblici?

Il primato del più antico pet cemetry d’Italia va a Roma dove da 100 anni esiste un cimitero privato che ospita le spoglie di centinaia di gatti, cani, ma anche animali più insoliti come tartarughe, criceti, piccioni e galline.

A Milano invece c’è il più grande d’Europa, una struttura moderna e immersa nel verde. Ma i cimiteri per gatti e cani esistono in quasi tutte le regioni d’Italia. Basta dare un’occhiata in rete per trovarne diversi, sparsi un po’ ovunque.

A Genova, Milano e in altre città d’Italia è possibile anche chiedere che l’urna con le ceneri del proprio amico di zampa venga tumulata all’interno della tomba di famiglia o nel loculo di un congiunto. Naturalmente ci sono alcune regole da rispettare e, di solito, costi da sostenere.

Posso seppellire il mio gatto in giardino o in un terreno privato?

In linea di principio si può, a patto di rispettare alcune regole. Prima di tutto hai bisogno dell’autorizzazione del tuo veterinario, il quale deve dichiarare che il decesso del tuo micio sia avvenuto per cause naturali, e che siano quindi escluse malattie che possano costituire un rischio per l’ambiente.

Dopo di che, di solito (ma non sempre) occorre presentare richiesta all’ufficio competente della tua azienda sanitaria regionale, munito di certificato del veterinario, e a quel punto, se ti danno il permesso, puoi procedere. La fossa deve essere profonda almeno più o meno 2 metri e va cosparsa di calce viva.

Per evitare che altri animali, come ad esempio i cinghiali, facciano scempio della tomba del tuo gatto, è essenziale che le sue spoglie siano ricoperte con cura di calce viva e poi di terra, pareggiando il terreno. Scegli un punto vicino alla tua abitazione, dove tu possa avere sotto controllo le condizioni della tomba del tuo pet.

Non è invece possibile, in nessun caso, seppellire il proprio animale d’affezione all’interno di un parco pubblico: sono previste sanzioni anche severe perché si mette a rischio la salute pubblica.

Fonti:

  • https://www.normattiva.it/
  • https://www.anagrafenazionalefelina.it/
  • https://www.comune.torino.it/tutelaanimali/gatti/in-caso-di-decesso/
  • http://www.enpa.it/

Scheda riassuntiva: la morte del gatto

Quadro normativo: Regolamento europeo (CE) n.1069/2009 e decreto legislativo n.186 del 01/10/2012
Organi competenti: servizio di medicina veterinaria dell’azienda sanitaria della propria Regione e veterinario di riferimento
Anagrafe felina e microchip: essendo volontari e non obbligatori tanto l’iscrizione all’anagrafe felina quanto l’inserimento del microchip, alla morte del gatto non vi sono obblighi in tal senso.
Se il gatto muore di cause naturali: se il gatto muore in casa di morte naturale o vecchiaia, occorre farne dichiarare il decesso da un veterinario e stabilire come gestire le spoglie.
Se il gatto muore per malattia: se muore in ambulatorio o in clinica a causa di una malattia potenzialmente contagiosa, è il medico a gestirne le spoglie, per una ragione di sicurezza sanitaria.
Cremazione individuale: se ne occupano aziende private o municipali che offrono servizi di onoranze funebri per animali. Sono a pagamento ed è possibile chiedere i costi e ottenere una cremazione individuale con consegna delle ceneri.
Cremazione etica: in molte città italiane esiste la cremazione etica, vale a dire operata da aziende convenzionate con il Comune, le quali offrono il servizio a tariffe contenute, di solito senza consegna delle ceneri.
Sepoltura in terreno privato: serve l’autorizzazione del veterinario, per escludere il rischio di malattie che possano costituire un rischio per l’ambiente. Inoltre di solito (non sempre) occorre presentare richiesta all’ufficio competente della propria azienda sanitaria regionale, muniti di certificato del veterinario. Se si ottiene il permesso, occorre scavare una buca profonda più o meno 2 metri, che va cosparsa di calce viva e poi di terra.
Sepoltura in terreno pubblico: è vietato seppellire i propri animali d’affezione all’interno di giardini, parchi e terreni pubblici.
Cimiteri per animali: sono moltissimi i cimiteri per animali sparsi in tutto il Paese. È necessario avere il certificato di morte redato dal veterinario, poi si può concordare con queste strutture, che sono private, come e dove tumulare le spoglie o le ceneri del proprio gatto.

Emmi Hauser

Sono una traduttrice con un passato da insegnante e una grande passione per gli animali, soprattutto per gli aspetti di relazione tra noi e i nostri pet. Negli anni ho adottato cani, gatti, pesci, conigli e persino pulcini: in tutte le fasi più importanti della mia vita c'è sempre stato anche un compagno di zampa, vicino a me, e ho cercato di trasmettere questo amore per gli animali a chiunque mi incontrasse. Qualche anno fa ho adottato due trovatelle: una cagnolina di nome Marge e una gatta di nome Ki. Sono diventate inseparabili, anche se si contendono ancora le cucce di casa, che pure sono moltissime. Con i miei articoli cerco di approfondire gli argomenti più utili e interessanti per chi ha la fortuna di vivere insieme a questi meravigliosi compagni di vita.


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