Risolvere il problema delle alghe verdi
Poche altre famiglie di alghe presentano così tante e diverse varietà come quella dell'alga verde. Molte di loro sono del tutto innocue o si trovano di rado nei nostri acquari.
© Alexander/stock.adobe.com
Da che esistono gli acquari, l’importanza e la frequenza del cambiare l’acqua all’acquario sono due argomenti sempre in voga. Anche se poche, per fortuna, ci sono ancora persone che hanno pesci ornamentali e credono che nell’acquario possa crearsi una sorta di “equilibrio biologico” simile a quello naturale, giustificando così la loro “preziosa” acqua stagnante.
A livello teorico è una cosa, ma dal punto di vista pratico un acquario, per quanto grande, è e resta un sistema artificiale, che non è stato progettato per ricreare gli spontanei processi evoluzionistici.
In natura, infatti, il metabolismo è sempre in moto: tutto quello che viene creato è soggetto ad un processo di continua decomposizione fino ad arrivare ai suoi elementi fondamentali. Da questi componenti essenziali, poi, rinasce la vita.
Tutto questo non può accadere, però, in un acquario: gli scarti, nel tempo, si moltiplicano raggiungendo concentrazioni sempre maggiori.
Ad un certo punto, l’accumulo di residui raggiunge il livello massimo, superando il grado di sopportazione del pover pesciolino che, andrà incontro a morte certa. Classica situazione in cui si sente dire: “Ma come è potuto succedere, sembrava così sano!”.
È chiaro che non ci si deve spingere a tanto. Il metodo preferibile per cambiare e allo stesso tempo “pulire” l’acqua è sostituirne una parte con regolarità. La frequenza e la quantità di acqua dipende principalmente dalle dimensioni della vasca e da quanto è popolata.
La regola generale è questa: più piccolo è l’acquario e più pesci vivono al suo interno, maggiore sarà la frequenza di ricambio di una parte dell’acqua. In termini di quantità, invece, è consigliato sostituire circa il 30% (un terzo) del volume della vasca.
Se segui questa proporzione e prendi l’abitudine di fare il ricambio ogni 14 giorni, non puoi sbagliare. L’unico rischio è quello di cambiare troppo poca acqua. Ad esempio, gli acquariofili che allevano pesci più grandi come le ciclidi del lago Malawi, sostituiscono metà dell’acqua una volta a settimana, perché la densità di popolazione è maggiore.
La tecnica di ricambio dell’acqua varie in base alle dimensioni dell’acquario, ma di solito prevede l’uso di un tubo. Hai due alternative: svuotare l’acqua con il tubo in un secchio facendo avanti e indietro, oppure usare un tubo che arrivi allo scarico (posizionato più in basso) con possibilità di collegamento per l’ingresso dell’acqua dolce.
Un piccolo segno sul bordo dell’acquario ti sarà d’aiuto ad ogni cambio per quantificare correttamente l’acqua da sostituire. La temperatura dell’acqua aggiunta dovrebbe corrispondere a quella della vasca o essere di poco inferiore.
Poche altre famiglie di alghe presentano così tante e diverse varietà come quella dell'alga verde. Molte di loro sono del tutto innocue o si trovano di rado nei nostri acquari.
Da che esistono gli acquari, l’importanza e la frequenza del cambiare l’acqua all'acquario sono due argomenti sempre in voga. Anche se poche, per fortuna, ci sono ancora persone che hanno pesci ornamentali e credono che nell’acquario possa crearsi una sorta di "equilibrio biologico" simile a quello naturale, giustificando così la loro “preziosa” acqua stagnante.
L‘ictioftiriasi, causata dal parassita unicellulare Ichthyophthirius multifiliis, è conosciuta come la temutissima malattia dei puntini bianchi. Il parassita penetra nelle mucose e si installa nel pesce ospite. Questa infestazione è riconoscibile dall’esterno dai caratteristici puntini bianchi leggermente in rilievo. Se però la malattia è già allo stato avanzato, questi potrebbero unirsi tra loro dando vita a delle macchie grigie. La pelle del pesce secerne tanto muco e si disgrega. La malattia può portare alla morte se gli animali infetti non vengono curati. È pertanto importante riconoscerne per tempo i sintomi per poter agire tempestivamente.